Doveri dei genitori verso i figli


20ª Domenica dopo Pentecoste
Doveri dei genitori verso i figli
«Credette lui e tutta la sua famiglia»
(Giovanni 4,53).

Potremmo trovare, fratelli miei, un esempio più capace di mostrare a tutti i capifamiglia, che essi non possono lavorare efficacemente alla loro salvezza, senza lavorare, nello stesso tempo, a quella dei loro figli?
Invano i padri e le madri trascorrerebbero la loro vita a fare penitenza, a piangere i loro peccati, a distribuire i loro beni ai poveri, se avessero la disgrazia di trascurare la salvezza dei loro figli; tutto sarebbe perduto per loro.
Ne dubitate, fratelli miei?
Aprite le Scritture, e vi troverete che, se i genitori sono stati santi, i loro figli, e perfino i loro domestici lo sono stati ugualmente.

Allorchè il Signore loda quei padri e madri che si sono distinti per la loro fede e per la loro pietà, non dimentica mai di dirci che i loro figli e i loro domestici hanno camminato sulle loro tracce.

Lo Spirito Santo, ci vuol fare l'elogio di Abramo e di Sara?
Non manca, nello stesso tempo, di farci menzione dell'innocenza di Isacco, e del loro fervente e fedele servitore Eliezer.
E se ci mette davanti agli occhi le rare virtù della madre di Samuele, subito rileva le belle qualità di questo degno figlio.
Vuole manifestarci l'innocenza di Zaccaria e di Elisabetta? subito ci parla di Giovanni Battista, il santo precursore del Salvatore.
Il Signore, ci vuole rappresentare la madre dei Maccabei, come una madre degna dei suoi figli? nel medesimo tempo ci manifesta il coraggio e la generosità dei suoi figli, che donano la loro vita, con tanta gioia, per il Signore.
Se san Pietro ci parla del centurione Cornelio, come di un modello di virtù, nello stesso tempo ci dice che tutta la sua famiglia, insieme a lui, serviva il Signore.
Se il Vangelo ci parla di quell'ufficiale che venne a domandare a Gesù la guarigione di suo figlio, ci dice che, dopo averla ottenuta, non si concesse riposo fino a che tutta la sua famiglia, insieme a lui, non fosse appartenuta al Signore.

Begli esempi per i padri e per le madri!
O mio Dio! se i padri e le madri dei nostri giorni, avessero la fortuna di essere santi essi stessi, quanti figli andrebbero di più in Cielo!
quanti figli in meno per l'inferno!

«Ma, mi direte voi, forse, che cosa bisogna fare, dunque, per adempiere i nostri doveri, dal momento che sono così gravi e così temibili?».
Ahimè! non oso dirvelo, tanto sono paurosi, per un cristiano che voglia adempierli come il buon Dio comanda.
Ma poichè sono costretto a mostrarveli, eccoli: istruire i vostri figli, ossia insegnare loro a conoscere il buon Dio e i loro doveri; correggerli cristianamente, dare loro il buon esempio, guidarli nel cammino che porta al Cielo, camminandovi voi stessi.

Ahimè! fratelli miei, io temo che l'istruzione che vi farò, non diventi per voi come tante altre, un nuova occasione di dannazione (nel senso che più si conosce, più si è responsabili, ma conoscere i doveri del proprio stato è comunque un dovere imprescindibile, altrimenti si rimane colpevoli “in radice”; n.d.a).
Voler intraprendere il compito di mostrarvi la gravità dei vostri doveri, è come voler scendere in un abisso senza fondo, è come volere sviluppare per voi una verità che è impossibile a un uomo mostrare in tutto il suo splendore.
Per fare ciò, fratelli miei, bisognerebbe farvi comprendere quanto valgano le anime dei vostri figli, quello che Gesù Cristo ha sofferto per guadagnare loro il Cielo, il conto spaventoso che voi ne renderete un giorno a Dio, i beni che fate perdere loro per l'eternità, i tormenti che preparate loro nell'altra vita!

Converrete con me, fratelli miei, che nessun uomo è capace di spiegare pienamente tutto ciò.
Ah! genitori sciagurati, se almeno le stimaste quanto le stima il demonio! (si riferisce al valore delle anime dei figli; n.d.a).
Anche se quest'ultimo dovesse impiegare tremila anni a tentarli, se alla fine di questo tempo potesse conquistarle (le anime dei figli), egli stimerebbe un nulla tutte le sue fatiche.
Piangiamo, fratelli miei, la perdita di tante anime che i genitori gettano ogni giorno all'inferno!

Esaminerò molto superficialmente i vostri obblighi, e tuttavia, se non avete perso completamente la fede, vi accorgerete che non avete fatto nulla di ciò che il buon Dio vuole che facciate per i vostri figli, o, piuttosto, che avete fatto tutto quello che bisognava fare per farli dannare.

Oh! quante persone maritate non andranno in Cielo!
«E perchè?», mi direte voi.
Amico mio, ecco: perchè ce ne sono troppi che entrano nello stato matrimoniale, senza le disposizioni necessarie, e che, in tal modo, profanano fin dall'inizio questo sacramento.
Sì, dove sono quelli che ricevono questo sacramento, con la dovuta preparazione?
Gli uni vi sono condotti per il pensiero di poter soddisfare i loro desideri impuri; gli altri vi sono attirati dal miraggio di interessi materiali o dalla seduzione della bellezza; ma quasi nessuno ha Dio solo come scopo.
Ahimè! quanti matrimoni profanati, e quanto poche unioni in cui regnino la pace e la virtù!
Mio Dio! quante persone maritate saranno dannate!

Ma no, fratelli miei, non entriamo in questi dettagli, vi ritorneremo un'altra volta; parliamo soltanto dei doveri dei genitori verso i loro figli: questi sono abbastanza ampi, abbastanza estesi, per servirci da oggetto su cui intrattenerci.

Per oggi, fratelli miei, non diremo nulla su quei padri e madri, dei quali non riuscirei a dipingere, in termini abbastanza vivaci e abbastanza energici, tutto il nerume e l'orrore del loro crimine.
Essi stabiliscono, prima di Dio stesso, il numero dei loro figli, mettono dei limiti ai disegni della Provvidenza, e si oppongono alla sua Volontà adorabile.
Copriamo, fratelli miei, tutte queste turpitudini (si riferisce ai metodi “alternativi” alla fecondazione naturale, ai tempi in cui non esistevano espedienti chimici; n.d.a.), con un velo che, Colui che ha visto tutto, ha contato tutto, e ha tutto pesato, saprà ben strappare nel grande giorno della vendetta.

I tuoi crimini sono nascosti, amico mio, ma aspetta ancora qualche giorno, e Dio saprà come pubblicarli in faccia a tutto l'universo!
Sì, fratelli miei, vedremo nel giorno del giudizio tali orrori che si sono commessi nel matrimonio, che farebbero fremere di sdegno gli stessi pagani.

Non diremo nulla, inoltre, di quelle madri criminali, che vedrebbero perire i loro poveri figli senza dolore, ahimè!, e forse anche con piacere, prima di averli messi alla luce, e aver loro procurato la grazia del santo Battesimo.
Alcune di loro lo fanno per paura della pena che proverebbero per poterli allevare; altre, per paura del disprezzo e del rifiuto che subirebbero, da parte di un marito brutale e senza ragione, non dico “senza religione”, perchè gli stessi pagani si comporterebbero meglio.
O mio Dio! possono mai, crimini di tal genre, trovarsi tra i cristiani?
Tuttavia, fratelli miei, è ben grande il loro numero! Ancora una volta: quante persone maritate saranno dannate!
E chè? amico mio, forse che il buon Dio ti ha dato delle conoscenze ben al di sopra delle bestie, solo per meglio oltraggiarlo?
E' proprio necessario che i piccoli uccelli e perfino gli animali più feroci, ti debbano dare l'esempio?
Guardatele, queste piccole bestie, come gioiscono nel veder moltiplicare la loro prole; di giorno, sono occupate a cercare il nutrimento, e di notte coprono i piccoli con le loro ali, per proteggerli dai rigori dell'atmosfera.
Se una mano avida sottrae loro i propri piccoli, li sentirete piangere alla loro maniera; esse sembrano non voler più abbandonare i loro nidi, sempre nella speranza di ritrovarli.

Quale vergogna, non dico per dei pagani, ma per dei cristiani, che gli animali siano più fedeli nel compiere i disegni della Provvidenza su di loro, dei veri figli di Dio; e cioè i padri e le madri che il buon Dio non ha scelti che per popolare il Cielo!
No, no, fratelli miei, non andiamo oltre, mettiamo da parte un soggetto così ributtante; entriamo nei dettagli che riguardano un maggior numero di genitori.

Vi voglio parlare, nel modo più semplice possibile, affinchè possiate ben comprendere i vostri doveri e adempierli.

Io affermo, anzitutto, che dal momento in cui una madre è incinta, ella deve fare qualche preghiera o qualche elemosina; meglio ancora, se può, faccia dire una Messa per pregare la Vergine santissima di ricevere la sua protezione, affinchè ottenga dal buon Dio che questo povero bambino non muoia senza aver ricevuto il santo Battesimo.
Se una madre fosse animata veramente da un sentimento religioso, direbbe a se stessa: «Ah! se avessi la fortuna di vedere questo povero bambino diventare un santo, se potessi contemplarlo per tutta l'eternità a fianco a me, cantando le lodi del buon Dio! quale gioia sarebbe per me!».

Ma no, no, fratelli miei, qualche volta non è questo il pensiero che occupa una madre incinta; proverà piuttosto un dispiacere divorante, nel vedersi in quello stato, e, forse, avrà il pensiero di distruggere il frutto del suo seno.
O mio Dio! il cuore di una madre cristiana, potrebbe mai concepire un tale crimine?
Tuttavia, quante ne vedremo, nel grande giorno del Giudizio, che avranno nutrito in se stesse questi pensieri omicidi!

In secondo luogo, affermo che una madre incinta, che voglia conservare il suo bambino per il Cielo, deve evitare due cose: la prima, di portare dei pesi troppo pesanti e di alzare le braccia per prendere qualcosa, cosa che potrebbe nuocere al suo povero bambino e farlo perire (consigli “supererogatori” di un curato di campagna, verso i suoi parrocchiani alquanto rozzi e ben poco istruiti; n.d.a.).
La seconda cosa da evitare, è quella di assumere dei farmaci che potrebbero indebolire il suo bambino, oppure di montare in eccessi di collera, che potrebbero soffocarlo.
I mariti, dovranno passare sopra a tante cose, sulle quali non transigerebbero in altri tempi; se non lo fanno, per rispetto verso la moglie, lo facciano almeno per rispetto verso questo povero figlio, che, al limite, potrebbe non ricevere la grazia del Battesimo, ciò che sarebbe la più grande di tutte le disgrazie (si ricordi che, a quel tempo, vigeva ancora la teoria del “limbo” che avrebbe accolto i non battezzati: si noti, comunque, come il curato abbia sempre e soltanto un “pallino”: la conquista del Cielo, per una logica stringente che oggi a molti di noi sfugge, e cioè data l'estrema precarietà della fuggevole vita terrena, rispetto all'eternità; n.d.a.).
La seconda cosa, è che se la madre è in stato di grazia, tutte le sue sofferenze e i dolori che sopporterà, saranno ricompensati per il Cielo; la terza cosa è che tutte le benedizioni che ella augurerà al suo bambino, il buon Dio non mancherà di accordargliele.
Una madre dovrà conservare sempre il pudore e la modestia, per quanto le sia possibile nel suo stato, e non perdere mai di vista che è alla Presenza del buon Dio, e in compagnia del suo buon angelo custode.
Non deve mai mangiare di grasso nei giorni proibiti, senza permesso, altrimenti attirerà la maledizione su se stessa e sul proprio bambino (parole troppo dure, ma che sottolineano il primato assoluto dell'obbedienza a Dio, su qualunque altra considerazione umana; n.d.a.).

Non lasciate mai passare più di ventiquattr'ore, senza battezzare i vostri figli (antica usanza ecclesiastica, ormai superata; n.d.a.).
Se non lo farete, vi renderete colpevoli, a meno che non abbiate delle serie ragioni.
Nella scelta che farete dei padrini e delle madrine, scegliete delle persone sagge, se vi è possibile; eccovene la ragione: tutte le preghiere e le buone opere che faranno i loro padrini e le loro madrine, in virtù della parentela spirituale con i vostri figli, otterranno a questi ultimi una gran quantità di grazie del Cielo.

Sì, fratelli miei, dobbiamo essere certi che vedremo, nell'ultimo Giudizio, molti figli che si riconosceranno debitori della loro salvezza, alle preghiere, ai buoni consigli e ai buoni esempi dei loro padrini e delle loro madrine.
Un'altra ragione vi obbliga a ciò (ossia a scegliere saggi padrini; n.d.a.): se verrete a mancare ai vostri figli, saranno loro che dovranno prendere il vostro posto e la vostra funzione.
Perciò, se doveste avere la disgrazia di scegliere dei padrini e delle madrine senza religione, non potranno fare altro che condurre i vostri figli all'inferno, insieme a loro.

Padri e madri, non dovete mai far perdere il frutto del Battesimo ai vostri figli; come sareste ciechi e crudeli!
La chiesa ha salvato i vostri figli con il santo Battesimo, e voi, con la vostra negligenza, li rimettereste nelle mani del demonio?
Ah! poveri figli, in quali mani avete avuto la disgrazia di capitare!
Ma, se si tratta dei padrini e delle madrine, non bisogna dimenticare che, per assumersi la responsabilità di un bambino, dovete essere sufficientemente istruiti, affinchè possiate istruire quel figlio, se il padre e la madre venissero a mancargli.
Inoltre, occorre che essi siano dei buoni cristiani, anzi, dei perfetti cristiani, poichè devono servire di esempio ai loro figli spirituali.
E così, una persona che non fa il suo precetto pasquale, non deve assumersi la responsabilità di un bambino, e nemmeno una persona che conservi una cattiva abitudine, senza voler rinunciare, nè una persona che corra alle danze, che frequenti abitualmente i cabarets, perchè, a ogni domanda del sacerdote, farebbe un falso giuramento: cosa grave, come potete immaginare, alla presenza di Gesù Cristo in persona, e ai piedi del fonte sacro del Battesimo (si riferisce alle domande comprese nel rito del Battesimo, ossia le tre rinunce, a satana, alle sue opere, e alle sue seduzioni: promesse gravissime ma, non poche volte, solo formali e “prese sotto gamba”; n.d.a.).

In quinto luogo non dovete far coricare insieme a voi i vostri figli, prima che abbiano compiuto i due anni di età; se lo fate, commettete peccato.
Se la chiesa ha fatto queste leggi, non è senza ragione: siete obbligati ad osservarle.

«Ma, mi direte voi,talvolta fa molto freddo o si è troppo stanchi».
Tutto questo non è una ragione che possa scusarvi agli occhi di Dio (si tratta di misure precauzionali, per garantire l'incolumità del neonato; n.d.a.).
D'altronde, quando vi siete sposati, sapevate bene che avreste dovuto adempiere certi incarichi e certi obblighi, derivanti da questo stato.
Sì, fratelli miei, lo so che, d'altro canto, ci sono dei padri e delle madri così poco istruiti sulla loro religione, o così poco attenti ai loro doveri, che faranno coricare con loro figli di quindici o diciotto anni, e perfino, spesso, fratelli e sorelle insieme.
O mio Dio! in quale stato d'ignoranza si trovano questi padri e queste madri!
«Ma, mi direte voi, non abbiamo letti sufficienti».
Non avete letti? Ma è meglio farli dormire su una sedia, o da un vostro vicino.
O mio Dio! quanti genitori e figli dannati!

Ma ritorno al mio argomento di prima, dicendovi che tutte le volte che farete dormire i vostri figli con voi, prima che abbiano compiuto i due anni di età, voi offenderete il buon Dio.
Ahimè! quanti poveri figli la madre trova soffocati al mattino, e quante madri che sono qui presenti, alle quali questa disgrazia è già successa!
E quand'anche il buon Dio ve ne avesse preservati, voi non siete meno colpevoli che se, dopo che i vostri figli avessero dormito con voi, li aveste trovati al mattino soffocati (si è trattato di una grave imprudenza, anche se non ci sono state conseguenze; n.d.a.).
Ma voi non volete convenirne con me, e cioè non vi volete correggere: aspettiamo il Giudizio di Dio, e sarete costretti a riconoscere ciò che oggi non volete ammettere (è commovente la premura, umana e spirituale, del curato, che si coinvolge intimamente nelle problematiche delle famiglie della sua parrocchietta di campagna, dove regnava una ignoranza spaventosa anche intorno alle minime regole precauzionali; n.d.a.).

«Ma, mi direte voi, una volta che sono battezzati non andrebbero perduti, ma salirebbero in Cielo» (obiezione del tutto fasulla, ma eventuale; n.d.a.).
Senza dubbio, fratelli miei, non saranno perduti; ma, d'altra parte, sapete voi a cosa Dio aveva destinato questi bambini?
Forse che quel figlio sarebbe diventato un buon sacerdote. Avrebbe condotto molte anime al buon Dio; ogni giorno, celebrando la santa Messa, avrebbe reso a Dio maggiore gloria di tutti gli angeli e i santi messi insieme nel Cielo.
Egli avrebbe tirato via più anime dal Purgatorio, delle lacrime e delle penitenze di tutti i solitari messi insieme, presso il tribunale di Dio (difficilmente si può trovare una considerazione più sublime del sacerdozio e dell'efficacia infinita della santa Messa: è un invito accattivante e seducente alla Messa quotidiana; n.d.a.).

Comprendete ora, la disgrazia che è, in ogni caso, il lasciar perire un bambino, anche se battezzato?
Se la mamma di san Francesco Saverio, che è stato un santo così grande, che ha convertito tanti idolatri, lo avesse lasciato morire, ahimè! quante anime sarebbero andate all'inferno, che nel giorno del Giudizio le avrebbero rimproverato di essere stata la causa della loro sciagura, poichè quel bambino era stato suscitato da Dio per la loro conversione!
Voi lascereste perire questa figlia che, forse, si sarebbe donata al buon Dio; per le sue preghiere e per i suoi buoni esempi, ella avrebbe condotto un gran numero di anime in Cielo.
Oppure, come madre di famiglia, avrebbe allevato bene i suoi figli i quali, a loro volta ne avrebbero allevati altri, e così la religione si sarebbe mantenuta e conservata in numerose generazioni.
Voi fate poco caso, fratelli miei, della perdita di un figlio, col pretesto che è già stato battezzato, ma aspettate il Giudizio, e vedrete e riconoscerete ciò che non potreste comprendere mai in questo mondo.
Ahimè! se i padri e le madri facessero di tanto in tanto questa riflessione, quante anime in più nel Cielo.

Dico anche che i genitori sono alquanto colpevoli se accarezzano i loro figli in una maniera sconveniente (si riferisce a toccamenti impudichi, magari fatti per gioco; n.d.a).
«Ma, mi direte voi, si tratta solo di carezze, non facciamo niente di male».
Io invece vi dico che voi offendete il buon Dio, e attirate la maledizione su questi poveri figli.
Sapete cosa succede? Ci sono dei fanciulli che hanno preso certe abitudini per le carezze dei loro genitori, e che l'hanno conservata fino alla loro prima comunione.
Ma, mio Dio! si può mai supporre una cosa del genere, da parte di genitori cristiani? (chi avesse voglia di sorridere di sdegno o di compassione a queste parole del curato, pensi a quello che dicono certe statistiche su certe sconcezze che accadono nelle famiglie, anche, e soprattutto, oggi; n.d.a.).

Vi sono poi delle madri, che hanno così poca religione o, se volete, sono così ignoranti, che per mostrare a una vicina come sono in forma i loro piccoli, li espongono nudi; altre, per fasciarli, li lasciano a lungo scoperti davanti a tutti.
Ebbene! anche in assenza di tutti, non dovreste farlo. Non dovreste almeno rispettare la presenza del loro angelo custode?
Accade lo stesso quando li allattate.
Forse che una madre cristiana deve lascire i suoi seni scoperti? E sebbene coperta, non dovrà meglio voltarsi di lato, dove non ci sia nessuno?
Altre poi, col pretesto che sono delle nutrici, sono sempre coperte a metà: quale abominazione! non ce n'è abbastanza da far arrosire perfino i pagani?
Si è obbligati, per non esporsi al rischio di sguardi cattivi, a fuggire la loro compagnia.
Oh! quale orrore!

«Ma. mi direte voi, anche se c'è gente, non dobbiamo forse allattare i nostri figli, e fasciarli quando piangono?».
E io vi dico che quando piangono dovete fare tutto il possibile per calmarli; comunque è sempre molto meglio lasciarli piangere un po', piuttosto che offendere il buon Dio.
Ahimè! quante madri sono causa di sguardi cattivi, di cattivi pensieri, e di toccamenti disonesti!

Ditemi: sarebbero queste le madri cristiane che dovrebbero essere tanto riservate?
O mio Dio! quale Giudizio dovranno attendersi?
Altre poi sono così crudeli, che lasciano, d'estate, i loro bambini, correre coperti a metà.
Ditemi, miserabili, non stareste meglio al vostro posto, tra le bestie selvatiche?
Dov'è dunque la vostra religione e la cura dei vostri doveri?
Ahimè! quanto a religiosità, non ne avete affatto, e quanto ai vostri doveri, li avete mai conosciuti? Lo dimostrate ogni giorno.
Ah! poveri figli, come siete disgraziati per appartenere a tali genitori!

Aggiungo anche che dovete sorvegliare i vostri figli, quando li inviate nei campi; è allora che, lontani da voi, si abbandonano a tutto quello che il demonio voglia ispirare loro.
Se posso osare, vi dirò che essi fanno ogni sorta di cose disoneste, e che passano metà giornata a compiere delle abominazioni.
So bene che la maggior parte di loro non si rende conto del male che fa; ma aspettate che se ne accorgano. Il demonio non mancherà di riportare alla loro memoria ciò che hanno fatto in quei momenti, per far loro reiterare quel peccato, o cose simili.
Sapete, fratelli miei, ciò che la vostra negligenza o la vostra ignoranza produce?
Eccolo: ricordatevelo bene.
Una buona parte del ragazzi che inviate nei campi, compiono dei sacrilegi verso la loro prima comunione; essi contraggono certe abitudini vergognose: o non osano dirlo, oppure non vengono corretti.
In seguito, se un sacerdote, che non vuole che si dannino, rifiuta loro l'assoluzione, lo rimprovererete dicendo: «E' perchè è mio figlio...».
Andate via, miserabili! vigilate un po' meglio sui vostri figli, e così verranno assolti (il curato, come si sarà compreso, si riferisce a certe abitudini impure che i ragazzi contraevano, essendo lasciati tutto il giorno da soli nei campi, insieme agli animali; il curato ne veniva a conoscenza nella confessione, ma anche direttamente, possedendo il dono straordinario della introspezione delle anime, come testimoniato da molti suoi penitenti; n.d.a).

Sì, vi dico che la maggior parte dei vostri figli hanno contratto certe abitudini abominevoli, nel tempo in cui li mandavate ai campi.
«Ma, mi direte voi, non possiamo mica stare sempre dietro a loro, abbiamo altro da fare».
Riguardo a ciò, fratelli miei, non so che dirvi; ma tutto quello che vi posso dire è che voi risponderete delle loro anime, come delle vostre.
«Ma noi facciamo quello che possiamo».
Io non lo so, se fate tutto quello che potete, ma quello che so è che, se i vostri figli si danneranno, quando sono ancora a casa con voi, voi vi dannerete insieme a loro; questo soltanto so, e niente più.
Avrete un bel dire che non è così, che sto esagerando; dovrete convenire con me, a meno che non abbiate perso del tutto la fede, cosa che vi getterebbe in una disperazione tale, che non potreste più uscirne.
Io so già che non farete un solo passo, per adempiere meglio i vostri doveri verso i vostri figli; voi non vi turbate affatto per ciò che vi ho detto, e avete ragione, perchè avrete tutto il tempo per tormentarvi, per tutta l'eternità!
Ma procediamo oltre.

Non dovete far coricare i vostri servi o i vostri figli, nelle stanze dove i vostri domestici, al mattino, vanno a cercare le rape o le patate.
Occorre ribadirlo, a vergogna dei padri e delle madri, dei padroni e delle padrone: i poveri figli e i servi, avranno l'imbarazzo di doversi alzare, e vestire, davanti a persone che non hanno alcuna religione, come se non avessero mai sentito parlare del vero Dio.
Spesso, i letti di questi poveri figli, non hanno le tendine.
«Ma, mi direte voi, se dovessimo fare tutto quello che dici, ce ne sarebbe di lavoro da fare!».
Amico mio, è il lavoro che ti spetta, e se non lo farai, sarai giudicato e punito: e questo è tutto.
Non dovete nemmeno far coricare i vostri figli nella stessa stanza dove dormite voi, dopo che abbiano compiuto sette o otto anni.
Attenti, fratelli miei, altrimenti conoscerete il male che avete fatto, soltanto nel giorno del Giudizio di Dio!

So bene che non farete niente, o quasi niente, di ciò che vi ho indicato, ma non importa, io vi dirò sempre tutto quello che vi devo dire; in seguito il peggio sarà il vostro, e non il mio, perchè io vi ho fatto conoscere ciò che dovete fare per adempiere i vostri doveri verso i vostri figli.
Quando il buon Dio vi giudicherà, voi non potrete dire che non sapevate cosa bisognasse fare; io stesso vi ricorderò quello che vi avevo detto oggi.
(E' un esempio di pastorale “positivista” e “realista”, in una parola: “incarnata”, in un tempo in cui non esistevano nè ritiri, nè convegni “perditempo”, e le intuizioni migliori scaturivano non dalle chiacchiere
cattedratiche, ma dal profondo silenzio della preghiera e della contemplazione; n.d.a.).

Avete visto finora, fratelli miei, che quando i vostri figli sono piccoli, vi fanno commettere parecchi errori; ma vedrete ora,che quando sono cresciuti, ve ne fanno commetere di ben più grandi e di ben più funesti, sia per voi che per loro.

Converrete con me, fratelli miei, che, quanto più i vostri figli avanzano in età, più dovete raddoppiare le vostre preghiere e le vostre cure, visto che vi saranno pericoli più gravi e tentazioni più frequenti.
Ma ora ditemi: è quello che fate?
No, senza dubbio; quando i vostri figli erano piccoli, avevate cura di parlare loro del buon Dio, di fargli fare le loro preghiere; vegliavate un po' sulla loro condotta, chiedevate loro se fossero andati a confessarsi, se avessero assistito alla santa Messa; usavate la precauzione di raccomandare loro di andare al catechismo.

Ma, dopo che hanno compiuto diciotto o venti anni, ben lungi dall'ispirare loro il timore e l'amore di Dio, e la felicità di chi lo serve durante la sua vita, il rimpianto che avremo, morendo, per esserci perduti, ahimè! questi poveri figli, invece, li si vede pieni di vizi, e che hanno trasgredito mille volte i comandamenti di Dio, senza neppure conoscerli; il loro spirito è pieno di cose della terra, e vuoto delle cose di Dio.
Voi parlate loro del mondo.

Una madre, comincerà a dire a sua figlia che un tale si è maritato con una tale, che ha trovato un buon partito, che bisognerebbe che anche lei avesse una simile fortuna.
Questa madre non avrà che la figlia nella sua testa, e cioè, ella farà tutto ciò che potrà per farla brillare agli occhi del mondo.
La caricherà di vanità, forse perfino facendo dei debiti; le insegnerà a camminare bella dritta, rimproverandola perchè cammina tutta curva, e non si sa a chi rassomigli.
Vi meraviglia che ci siano delle madri così cieche? Ahimè! com'è grande il numero di queste povere cieche che cercano la perdita delle loro figlie!

Un'altra volta, vedendole uscire di mattina, esse sono più preoccapate che abbiano il cappello ben diritto, il viso e le mani apposto, piuttosto che chiedere loro se hanno offerto il loro cuore al buon Dio, se hanno fatto le loro pregheire e offerto la loro giornata: di tutto questo non ne parlano nemmeno.

Un'altra volta, diranno che non bisogna mostrarsi selvagge, ma che bisogna essere cortesi con tutti, e che bisogna cercare di fare delle conoscenze, per sistemarsi.
Quante madri, o povere madri, dicono al loro figlio: se sarai gentile, o se farai bene questa cosa, ti lascerò andare alla fiera di Montmerle, o alla sfilata, che è come dire, se farai sempre ciò che voglio, io ti trascinerò all'inferno!

O mio Dio! Sono questi, purtroppo, i discorsi dei genitori cristiani, che dovrebbero pregare notte e giorno per i loro poveri figli, affinchè il buon Dio ispiri loro un grande orrore per questi piaceri, e un grande amore per Lui, insieme alla salvezza della loro anima!

Ma ciò che è ancora più triste, è il fatto che ci sono dei figli che non sono affatto portati a uscire per divertirsi, mentre i genitori sono lì a pregarli, a sollecitarli, dicendo loro: «Tu resti sempre qui, tu non troverai mai una sistemazione, non sapranno nemmeno che tu sei al mondo!».
Vorresti, mia cara madre, che tua figlia faccia delle conoscenze? Non ti inquietare tanto, perchè ne farà! invece di tormentarti così, aspetta un altro po', e vedrai che le avrà fatte!

La figlia il cui cuore non è così corrotto come quello della madre, le risponderà: «Io farei come dici tu, ma no, il signor curato non vuole; egli ci dice che tutto questo non fa altro che attirarci la maledizione di Dio sul matrimonio; io non vorrei andare a ballare, cosa ne dici, mama?».
«Eh! Dio buono! come sei sciocca, figlia mia, ad ascoltare il signor curato: deve pur dirci qualche cosa; lo fa per poter campare; ognuno prende ciò che vuole e il resto lo lascia agli altri».
«Ma così non faremo il precetto pasquale?» (con uno dei suoi voli pindarici, il curato è passato al caso di un giovane che lui stesso non abbia assolto in confessione; n.d.a.).
«Ah! povero figlio, se lui non ci dà l'assoluzione, andremo da un altro; ciò che uno non vuole, l'altro lo prende sempre».
E alla figlia: «Figlia mia, sii saggia, vai tranquilla e torna presto, non potrai più divertirti quando non sarai più giovane».

Un'altra volta sarà una vicina che le dirà: «Tu lasci troppa libertà a tua figlia; finirà per darti un dispiacere».
«Mia figlia? le risponderà, ciò non mi spaventa. D'altronde, le ho raccomandato di essere saggia, e lei me lo ha promesso; sono sicura che vede solo persone per bene».
Cara madre mia, aspetta un po' e vedrai il frutto della sua saggezza! (si noti l'ironia “curatina” sul termine “frutto”; n.d.a.).
Quando il crimine esploderà, sarà un oggetto di scndalo per tutta la parrocchia; coprirà la famiglia di obbrobrio e di disonore; e se non esploderà, ossia se nessuno lo verrà a sapere, ella porterà sotto il velo del sacramento del matrimonio, un cuoire e un'anima corrotti dall'impurità alle quali si è abbandonata prima del suo matrimonio, sorgente di maledizioni per tutta la sua vita!

«Ma, dirà una madre, quando vedrò che esagera, saprò bene come fermarla; non le darò più il permesso di uscire, oppure userò il bastone».
Non le darai più il permesso, cara madre mia? non preoccuparti, saprà bene prendeselo da sola, senza che tu ti dia la pena di darglielo; e se tu dovessi fare anche solo finta di rifiutarglielo, ti saprà sfidare, prendersi gioco di te e partire.
Sei tu che l'hai spinta per prima a fare ciò, ma non sarai più tu che glielo impedirai.
Forse dopo piangerai, ma a cosa serviranno più le tue lacrime? a nulla, se non a farti ricordare che ti eri sbagliata, che avresti dovuto essere più saggia e saper guidare meglio i tuoi figli.
Se ne dubiti, ascoltami un istante, e comprenderai, malgrado la durezza del tuo cuore verso l'anima dei tuoi figli, che è solo il primo passo che conta; una volta che li avrai lasciati sbagliare, poi non sarai più padrona della situazione, e, in genere i figli faranno una brutta fine.

Si racconta nella storia che un padre di famiglia aveva un figlio, che gli dava ogni sorta di consolazione: era saggio, obbediente, riservato nelle parole, ed era nello stesso tempo l'edificazione di tutta la parrocchia.
Un giorno che vi fu una piccola occasione di divertimento nel vicinato, il padre gli disse: «Figlio mio, tu non esci mai, vai un po' a divertirti con i tuoi amici, è tutta gente come si deve, lì non sarai in cattiva compagnia».
Il figlio gli disse: «Padre mio, io non ho piacere più grande o migliore ricreazione, che stare in tua compagnia».
Ecco una bella risposta di un figlio che stima meglio la compagnia di suo padre, di tutti gli altri piaceri e di tutte le altre compagnie.
«Ah! figlio mio, gli disse questo povero padre accecato, se è così, verrò con te».
Il padre parte insieme a suo figlio.
La seconda volta, il giovane non ha più bisogno di farsi tanto pregare, per uscire; la terza volta, parte da solo, non ha più bisogno di suo padre, ma al contrario, comincia a dargli fastidio, sa trovare perfettamente la via, anche da solo.
Il suo spirito ormai è occupato solo dal suono degli strumenti che ha sentito, e dalle persone che ha visto.
Finì per abbandonare quelle piccole pratiche di pietà che si era prescritte nel tempo in cui apparteneva solo a Dio; in seguito si lega a una giovane, molto più smaliziata di lui.
I vicini cominciano a parlare di lui, come di un nuovo libertino.
Appena il padre se ne accorge, vorrebbe opporsi, e gli proibisce di andare dove che sia, senza il suo permesso, ma non riscontra più in suo figlio l'antica sottomissione.
Niente più lo fa stare ritirato; si prende gioco di suo padre, dicendogli che, non potendo più divertirsi lui, vorrebbe impedire agli altri di farlo.
Il padre, disperato, non vede più alcun rimedio, si strappa i capelli, vorrebbe correggerlo.
La madre, che capiva meglio di suo marito i pericoli di quelle compagnie, gli aveva detto molto spesso che stava facendo male, e che ne sarebbe rimasto deluso; ma ormai era troppo tardi.
Un giorno che il padre lo vede ritornare da questi divertimenti, lo castiga. Il figlio, vedendosi ostacolato dai genitori, parte soldato, e, dopo qualche tempo il padre riceve una lettera, che gli annuncia che suo figlio è stato schiacciato sotto gli zoccoli dei cavalli.
Ahimè! dove andò a finire questo figlio? Dio voglia che non si trovi all'inferno.
Tuttavia, se si è dannato, come sembra, suo padre è la vera causa della sua perdita.
Anche se suo padre facesse penitenza, la sua penitenza e le sue lacrime, non avranno mai più il potere di strappare quel povero figlio dall'inferno.
Ah! genitori disgraziati! che gettate i vostri figli nelle fiamme eterne!

Forse trovate ciò che dico un po' eccessivo, tuttavia, se esaminiamo da vicino la condotta dei genitori, è proprio quello che fanno ogni giorno.
Se ne avete un minimo dubbio, tocchiamo quest'argomento un po' più da vicino.

Non è forse vero che vi lamentate ogni giorno dei vostri figli? che non riuscite più a controllarli, cosa del tutto vera?
Ma forse avete dimenticato il giorno in cui avete detto al vostro ragazzo o a vostra figlia: «Se vuoi andare alla fiera di Montmerle, o alla sfilata presso il cabarettista, puoi benissimo andarci; però non tornare tardi».
Vostra figlia vi ha detto che avrebbe fatto come volevate.
«Vai tranquilla, non esci mai, devi pur avere un momento di divertimento».
Non mi dite che non è così.
Ma più tardi non avrete bisogno di sollecitarla, e neppure di darle il permesso. Allora vi tormenterete perchè se ne va via senza dirvelo.
Guardati indietro, cara madre, e ti ricorderai che tu stessa le hai dato il permesso una volta per tutte.

Inoltre, esamina quello che succederà quando le avrete dato il permesso di andare dove vuole, dovunque la sua testa senza cervello la condurrà.
Vorresti che faccia delle conoscenze per sistemarsi?
Infatti, a forza di correre di qua e di là, ella farà delle conoscenze e moltiplicherà i suoi crimini.
Sarà come una montagna di peccati che impedirà alla benedizione del buon Dio di espandersi su questi figli, al momento del loro matrimonio.
Ahimè! queste povere persone sono già maledette da Dio!
Mentre il sacerdote alzerà la mano per benedire le nozze, il buon Dio, dall'alto del Cielo, lancerà le sue maledizioni! E da qui, per loro scaturirà una sorgente spaventosa di disgrazie.
Questo nuovo sacrilegio, sommato a tanti altri, fa perdere loro la fede per sempre.
Allora, da sposati, quando si pensa che tutto sia permesso, la vita non sarà altro che un abisso di corruzione, che farebbe fremere lo stesso inferno, se ne fosse testimone.
Ma, ahimè! tutto ciò durerà poco. Ben presto, i dispiaceri, gli odi, le dispute, e i maltrattamenti da parte di uno o dell'altro sposo, non saranno rari (il curato è sempre rispettoso della parità di genere...; n.d.a.).

Dopo cinque o sei mesi di matrimonio, il padre vedrà venire suo figlio tutto infuriato, come un disperato, maledicendo il padre, la madre, la moglie, e forse anche tutti coloro che hanno organizzato quel matrimonio.
Suo padre, tutto meravigliato, domanderà cosa sia successo: «Ah! come sono disgraziato! ah! se almeno dopo essere nato mi aveste schiacciato, o se prima di sposarmi qualcuno mi avesse avvelenato!».
«Ma, figlio mio, gli dirà il padre tutto afflitto, devi avere pazienza. Cosa vuoi! forse questa cosa non durerà troppo».
«Non dirmi nulla! se avessi il coraggio, mi tirerei un colpo di fucile, o andrei a gettarmi in un pozzo! Ogni giono bisogna stare a litigare o a combattere».

Ricordi ciò che dicevi, mio caro padre?
«Lascialo dire il signor curato, devi fare delle conoscenze, altrimenti non riuscirai a sistemarti».
Oppure: «Vai, esci, figlio mio, sii saggio, torna presto e stai tranquillo» (sarcasmo “curatino” che sfiora un “santo” cinismo; n.d.a.).

Sì, senza dubbio, amico mio, se fossi stato saggio, se avessi consultato il buon Dio, non ti saresti sistemato (per le feste) come hai fatto.
Dio non lo avrebbe permesso, ma ti avrebbe fatto come fece al giovane Tobia; ti avrebbe scelto Lui stesso una sposa la quale, venendo in casa tua , vi avrebbe portato la pace, la virtù, e ogni sorta di benedizioni (Libro di Tobia).
Ecco, amico mio, cosa ti sei perso a non ascoltare il tuo pastore, ma per aver seguito il consiglio dei tuoi genitori ciechi.

Un'altra volta sarà una povera figlia, forse tutta illividita per i colpi ricevuti, a riporre sul seno di sua madre le sue lacrime e il suo dolore.
Esse mescoleranno le loro lacrime insieme: «Ah! povera madre, che disgrazia ho ricevuto, per aver preso un marito come questo! E' così malvagio e così brutale! Temo che un giorno si dirà che mi ha ucciso!».
«Ma, le dirà la madre, devi fare tutto ciò che ti comanda».
«Ma io lo faccio; però non è mai contento, è sempre in collera».
«Povera figlia, le dirà la madre, se tu avessi avuto la fortuna di prenderti quel tale, che ti chiedeva, saresti stata molto più felice».
Ma ti sbagli, cara madre, non è questo che dovresti dirle, ma piuttosto: «Ah! povera figlia, se io avessi avuto la fortuna di ispirarti il timore e l'amore del buon Dio, se non ti avessi lasciata correre sempre a divertirti, Dio non avrebbe permesso che tu fossi così infelice!...».
Ti ricordi, cara madre, quando dicevi: «Lascialo dire, il signor curato, parla sempre... Sii saggia, torna presto e stai tranquilla...»?
Va bene, cara madre mia, ma ora ascolta.

Un giorno mi trovavo a passare vicino a un grande fuoco, presi un pugno di paglia molto secca, e la gettai dentro raccomandandogli di non bruciare più!
Coloro che furono testimoni di questa cosa, mi dissero, prendendosi gioco di me: «Hai un bel dire di non bruciare più, ma ciò non impedirà che bruci lo stesso».
«E come mai, risposi, dal momento che gli ho detto di non bruciare?».
Che ne pensi, cara madre? Ti riconosci in questo racconto?
Non è proprio questo il tuo comportamento, o quello della tua vicina?
Non è forse vero che hai raccomandato a tua figlia di stare molto attenta, mentre, intanto, gli davi il permeso di uscire? (come raccomandare al fuoco di non bruciare, dopo avervi gettatto la paglia; n.d.a.).
«Sì, è vero», risponde la madre.
Ma vai via! cara madre, tu sei stata una cieca, e la carnefice dei tuoi figli!
Se essi sono infelici nel loro matrimonio, solo tu ne sei la causa.
Dimmi, madre cara, se tu avessi avuto un minimo sentimento di religiosità e di vera amicizia verso i tuoi figli, non avresti dovuto lavorare con tutte le tue forze, per far evitare loro il male che hai fatto tu stessa, al tempo in cui ti trovavi nella stessa situazione di tua figlia?
Per parlare più chiaramente: non sei contenta di essere infelice tu stessa, ma vuoi che lo siano anche i tuoi figli?
E tu, figlia mia, sei infelice nel tuo matrimonio?
Ne sono molto addolorato, me ne dispiace tanto, ma me ne stupisco meno che se tu mi dicessi di essere felice, viste le predisposizioni che hai apportato al tuo matrimonio.

Sì, fratelli miei, la corruzione è salita oggi a un grado così alto tra i giovani, che, quasi quasi, sarebbe così impossibile trovare quelli che ricevano santamente questo sacramento, come è impossibile veder salire un dannato in Cielo.
«Ma, mi direte voi, ce n'è ancora qualcuno».
Ahimè! amico mio, dove sono costoro?...

Ah! ebbene sì! una madre o un padre non hanno alcuna difficoltà a lasciare una figlia con un giovane tre o quattro ore, la sera, oppure durante i vespri.
«Ma, mi direte voi, sono persone sagge».
Sì, senza dubbio, sono sagge, la carità ce lo deve far credere. Ma, dimmi un po', cara madre, eri forse saggia tu, quando ti trovavi nella stessa situazione di tua figlia?

Finiamo, fratelli miei, dicendo che se i figli saranno infelici, in questo mondo e nell'altro, la colpa è dei genitori, che non hanno impiegato tutti i mezzi di cui erano capaci, per guidare santamente i loro figli, nel cammino della salvezza, dove certamente il buon Dio li avrebbe benedetti.

Ahimè! al giorno d'oggi, se un giovane o una giovane vogliono sistemarsi, bisogna per forza che abbandonino il buon Dio...
Ma non entriamo in questo dettaglio, vi torneremo un'altra volta.
Poveri padri e madri, quali tormenti vi attendono nell'altra vita!
Fin tanto che la vostra generazione camperà, voi parteciperete a tutti i peccati che si commetteranno, e ne sarete puniti come se li aveste commessi voi stessi, e ancora di più, voi renderete conto di tutte le anime della vostra generazione, che si saranno dannate.
Tutte queste povere anime vi accuseranno perchè le avete portate alla perdizione.
Ciò è molto facile da comprendere. Se voi aveste allevato bene i vostri figli, essi avrebbero allevato bene i loro, e si sarebbero salvati sia gli uni che gli altri.

Ma non è ancora tutto: voi sarete responsabili davanti a Dio, di tutte le buone opere che la vostra discendenza avrebbe compiuto, fino alla fine del mondo (cioè per tutte le successive generazioni), ma che non saranno state compiute, per colpa vostra (applicazione paradossale del principio che si è responsabili delle proprie azioni e delle loro conseguenze, nella catena interminabile di azione e reazione; e, purtroppo, qualcosa di vero c'è, in tutto ciò: è il la legge del“karma” degli orientali; n.d.a.).

Che cosa pensate di tutto ciò, padri e madri?
Se non avete ancora perso la fede, non pensate di avere tanto su cui piangere, per il male che avete fatto e per l'impossibilità in cui vi trovate, di poterlo riparare? (perchè ormai la catena interminabile delle azioni e delle loro conseguenze è partita, e non può essere più fermata; n.d.a.).

Non avevo forse ragione nel dirvi, all'inizio, che è quasi impossibile mostrarvi in tutta la sua completezza, la gravità dei vostri doveri?...
Eppure, ciò che vi sto dicendo oggi, non è che un piccolo assaggio...
Tornate domenica prossima, cari padri e madri, fate custodire la casa ai vostri figli, e andremo oltre nella trattazione, senza riuscire, in ogni caso, a dire tutto ciò che bisognerebbe conoscere.

Ahimè! quanti genitori trascinano i loro poveri figli all'inferno, piombandovi dentro essi stessi!
Mio Dio! si può mai pensare, senza fremere, a tante disgrazie?
Felici coloro che il buon Dio non chiama al matrimonio! Quanto meno conto da rendere! (riecheggia esattamentel'osservazione che
fecero i discepoli a Gesù: Matteo 19,10-11!).
«Ma, mi direte voi, facciamo quello che possiamo».
Voi fate ciò che potete, senza dubbio, ma lo fate per perderli, non per salvarli!

Infine, voglio mostrarvi che, in realtà, voi non fate tutto ciò che potete.
Dove sono le lacrime che avete versato, le penitenze e le elemosine che avete fatto, per domandare a Dio la loro conversione?
Poveri figli! quanto siete disgraziati per appartenere a dei genitori che si danno da fare unicamente per rendervi infelici in questo mondo, e molto più ancora, nell'altro!

Essendo io il vostro padre spirituale, ecco il consiglio che ho da darvi: se vedete i vostri genitori che mancano agli uffici divini, che lavorano di domenica, che mangiano grasso nei giorni proibiti, che non frequentano più i sacramenti, che non partecipano alle istruzioni, voi fate tutto il contrario di ciò che fanno loro, affinchè i vostri buoni esempi salvino loro stessi, e se avete questa fortuna, avrete riguadagnato tutto.
E' quello che vi auguro.
(E' proprio vero che anche i figli sono gli educatori dei loro stessi genitori; n.d.a).