L'inferno dei cristiani

TERZA DOMENICA DOPO L'EPIFANIA
L'inferno dei cristiani
«Mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti» 
(Matteo 8,12)

Leggiamo nel vangelo che, dopo che Gesù fu entrato a Cafarnao, venne a trovarlo un centurione, che gli disse: «Signore, il mio servo è malato nella mia casa, a causa di una paralisi per la quale soffre molto» (come al solito, il curato cita la Bibbia “a senso”, non alla lettera, “assaporando” il testo ispirato, non trascrivendolo, con fredda precisione, dal prontuario delle concordanze; n.d.a.).

«Bene! gli dice questo buon Salvatore, andrò e lo guarirò».

«Ah! mio Signore, gli dice il centurione, io non sono degno che tu entri nella mia casa; ma di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perchè io, che sono un uomo soggetto agli ordini, tuttavia ho dei soldati sotto di me, e io dico a uno: Vai là, ed egli ci va; ad un altro: Vieni qui, ed egli viene; e al mio servo: Fai questo, ed egli lo fa».

Quando Gesù lo sentì parlare così, fu rapito di ammirazione, e disse a coloro che lo seguivano: «In verità io vi dico, non ho trovato una fede così viva in tutto Israele. Perciò vi dichiaro che molti verranno dall'Oriente e dall'Occidente, e saranno stabiliti con Abramo, Isacco e Giacobbe, nel Regno dei Cieli, mentre i figli del Regno saranno gettati fuori nelle tenebre, e là ci saranno pianti e stridori di denti».

Chi c'è tra di noi, fratelli miei, che volendo darsi la pena di penetrare il significato di queste parole, non si sentirà colpito e invaso da terrore fino alla disperazione, considerando che proprio i cattivi cristiani, saranno talmente disgraziati, da essere scacciati dal Regno dei Cieli, e gettati nelle tenebre esteriori, e cioè, fratelli miei, nell'inferno, dove ci saranno pianti e stridori di denti?
E, invece, degli idolatri e dei pagani, che non hanno mai avuto la fortuna di conoscere Gesù Cristo, apriranno gli occhi dell'anima, abbandoneranno la strada della perdizione, verranno a collocarsi nel seno della Chiesa, prendendo il posto che quei cattivi cristiani hanno perso, per il disprezzo delle grazie che hanno ricevuto.

Ma non è ancora abbastanza, fratelli miei, perchè i cristiani dannati soffriranno nell'inferno dei tormenti infinitamente più rigorosi, rispetto agli infedeli.
Il motivo è che questi stranieri saranno condannati solo in parte, poichè essi non hanno mai sentito parlare di Gesù Cristo e della sua religione; sono vissuti e sono morti nell'ignoranza, mentre i cristiani hanno visto, dall'età della ragione, la fiaccola della fede brillare davanti ai propri occhi, come un bel sole, e hanno ricevuto lumi più che sufficienti, per conoscere quello che dovevano fare verso il loro Dio, verso il prossimo e verso se stessi.

O inferno dei cristiani, quanto sarai terribile e rigoroso! Ma sto per dirvi, fratelli miei, - e potreste udirlo senza tremare? - che quanto il cielo dista dalla terra, tanto l'inferno degli infedeli sarà meno rigoroso di quello dei cristiani (perchè, come ha già detto, questi ultimi subiranno una pena maggiore; Gesù stesso dice che “a chi più è stato affidato, sarà richiesto molto di più”:Luca 12,48!; n.d.a.).

Se volete conoscere la ragione di ciò, eccola.
Se Dio è giusto, cosa della quale non possiamo dubitare, Egli deve punire un'anima nell'inferno, in proporzione delle grazie che ella ha ricevuto e disprezzato, delle conoscenze che ella aveva per poter servire Dio.

Ciò detto, è dunque ben giusto, che un cristiano dannato soffra infinitamente di più di un infedele, nell'inferno, perchè le grazie, i mezzi di salvezza, erano infinitamente più grandi.

Affinchè possiamo sentire, fratelli miei, la necessità di approfittare delle grazie che riceviamo nella nostra santa religione, vi mostrerò come un cristiano dannato sarà più tormentato di un infedele.

Per farvi comprendere, fratelli miei, la grandezza dei tormenti che sono riservati ai cattivi cristiani, bisognerebbe essere Dio stesso, perchè non vi è che Lui solo che la comprenda, e soltanto i dannati che la sentano, in quanto che Dio è infinito nelle sue punizioni, come nelle sue ricompense.

Quando il buon Dio mi darà il potere di trascinare qui, al mio posto, un infame Giuda che ha commesso un orribile sacrilegio comunicandosi indegnamente (durante l'ultima cena; n.d.a.) e vendendo il suo divino Maestro, come fanno tanto spesso i cattivi cristiani nelle loro confessioni e nelle loro comunioni indegne, il suo unico grido sarebbe questo: Oh! quanto soffro! triste espressione che non può esprimere nè la grandezza, nè la lunghezza delle loro sofferenze!

O inferno dei cristiani, quanto sarai terribile! Poichè Gesù Cristo sembra esaurire la sua potenza, la sua collera e il suo furore, nel far soffrire questi cattivi cristiani.

O mio Dio, si può mai pensarci, sentire di far parte di questo numero, e vivere tranquilli! Dio mio, quale disgrazia è paragonabile a quella di tali cristiani?

Ma, voi mi direte, da quello che dici sembrerebbe che ci siano diversi inferni.
Ebbene! fratelli miei, io vi dirò che, se le sofferenze e i tormenti dei dannati fossero gli stessi, allora Dio non sarebbe giusto.

Anzi, dirò di più, e cioè che vi sono tanti inferni quanti dannati, e che le loro sofferenze sono grandi in proporzione della grandezza dei peccati che hanno commesso, e delle grazie che hanno disprezzato.

Dio, che è Onnipotente, ci rende sensibili alla nostra infelicità, in proporzione della grandezza del male che abbiamo fatto (si pensi ai gironi dell'inferno dantesco; n.d.a.).

Succede ai dannati come ai santi.
Questi ultimi sono tutti felici, è vero; tuttavia ci sono quelli più in alto nella gloria, e questo a seconda delle penitenze e delle altre buone opere che hanno compiuto durante la loro vita.

E così è dei dannati: sono tutti infelici, tutti sono privati della Visione di Dio, ciò che costituisce la più grande di tutte le disgrazie; poichè se un dannato avesse la fortuna di vedere il buon Dio, una volta ogni mille anni, e solo per cinque minuti,il suo inferno cesserebbe di essere un inferno.

Si, fratelli miei, il buon Dio ci renderà sensibili a questa privazione e agli altri tormenti, secondo il numero, la grandezza, e la malizia dei peccati che avremo commesso.

Ditemi, fratelli miei, possiamo noi ascoltare, senza fremere, il linguaggio di certi empi che vi dicono che per loro è lo stesso, essere dannati molto o poco?

Ahimè” sciagurati, voi quindi non avete mai pensato che più i vostri peccati si moltiplicheranno o saranno commessi con malizia, e più soffrirete nell'inferno?

Da questo traggo la conclusione, fratelli miei, che i cristiani che hanno peccato con maggiore conoscenza, che tante volte sono stati obbligati a farsi violenza, per smorzare i rimorsi della loro coscienza, che hanno disprezzato tutte quelle sante ispirazioni e tutti quei buoni desideri che Dio donava loro, sono di conseguenza più colpevoli; è dunque ben giusto, io dico, che la Giustizia di Dio si faccia sentire più rigorosamente su di essi, piuttosto che su quei poveri infedeli che hanno peccato, almeno in parte, senza conoscere il male che facevano, e senza sapere chi stavano oltraggiando, senza conoscere la Bontà e l'Amore di un Dio, per le sue creature.

Se gli idolatri, ci dicono i santi, si sono dannati per aver trasgredito le leggi di un Dio, che essi non conoscevano, nè conoscevano le leggi stesse, quale sarà mai la punizione dei cristiani che si rendono ben conto del male che fanno, e dei doveri che devono adempiere?
Che comprendono quanto oltraggiano Dio, che si rendono conto dei mali che si preparano per l'eternità, e che, malgrado ciò, non cessano di peccare?

No, no, fratelli miei, la potenza e la collera di Dio sembrano non essere abbastanza grandi, nè l'eternità abbastanza lunga, per punire questi infelici.

Si, fratelli miei, mi sembra di vederle quelle fiamme accese dalla Giustizia di Dio, che si rifiutano di far soffrire quelle pene agli idolatri, mentre si volgono con un furore spaventevole su quei cristiani sciagurati e rigettati.

Infatti, fratelli miei, chi non sarebbe toccato dalla compassione nel vedere bruciare quelle nazioni pagane?
Ah! devono urlare in mezzo alle fiamme che le divorano: Mio Dio, perchè ci hai gettato in questo abisso di fuoco?
Noi non sapevamo ciò che bisognava fare per amarti.
Se ti abbiamo oltraggiato, è perchè non ti conoscevamo.
Ah! Signore, se ci avessero detto, come ai cristiani, tutto quello che Tu avevi fatto per noi, quanto ti avremmo amato!
Ah! mai avremmo avuto la disgrazia di offenderti.

Ahimè! mi sembra di vedere Gesù Cristo che si tappa le orecchie, per non udire il grido di questi poveri infelici.

No, fratelli miei, Gesù Cristo è troppo buono per non lasciarsi commuovere.
Se non ci avesse detto che, senza Battesimo e fuori della Chiesa, non possiamo sperare il cielo, potevamo mai credere che queste povere anime siano dannate senza aver saputo ciò che bisognava fare per salvarsi?

No, fratelli miei, mi sembra che Gesù Cristo non possa volgere gli occhi su questi poveri sfortunati, senza essere toccato dalla compassione.
Ma che esse si consolino nella loro disgrazia: i mali che devono sopportare saranno infinitamente meno rigorosi di quelli dei cristiani.
Mio Dio, forse dirà ognuna di esse, perchè mi hai gettato in questo fuoco?

Ma, dall'altro lato, fratelli miei, ascoltate le grida, le urla dei cristiani dannati: Ahimè! come soffro! Non vedo, non tocco e non sento e non sono altro che fuoco.
Ah! se sono dannato è solo colpa mia; io sapevo bene tutto ciò che bisognava fare per salvarmi, e avevo tutti i mezzi più che necessari a tale scopo.
Ahimè! peccando, sapevo bene che avrei perso il mio Dio, la mia anima e il cielo, e che mi condannavo per sempre a bruciare nell'inferno!
Ah! me infelice! sono punito giustamente per ciò che ho desiderato.
Il buon Dio, che tante volte mi ha offerto il suo perdono, e tutte le grazie che mi occorrevano, il buon Dio mi perseguitava senza tregua per mezzo dei rimorsi di coscienza che mi divoravano, e che sembravano costringermi a uscire dal peccato, ma io non ho voluto, e mi sono dannato.
Mi sono servito di tutte le luci che questa bella religione mi forniva, per nient'altro che per peccare con maggiore malizia.
Si, mio Dio, dirà questo cristiano per tutta l'eternità, puniscimi, è ben giusto, perchè se ti sei incarnato, se hai assaporato tante umiliazioni, tanti tormenti, una morte così dolorosa e così vergognosa, non lo hai fatto per altro motivo, se non per condurmi ad operare la salvezza della mia anima.
Tutta questa bella religione che Tu hai istituito, nella quale riversi con tanta abbondanza le tue grazie a favore dei peccatori, era destinata solo alla mia salvezza; si, Dio mio, io ero cosciente di tutto questo.

Si, fratelli miei, un cristiano dannato, avrà, per tutta l'eternità, davanti agli occhi, tutti i buoni pensieri, tutti i buoni desideri, tutte le buone opere che avrebbe potuto compiere, ma che non ha fatto, tutti i sacramenti che non ha ricevuto e che avrebbe potuto ricevere, tutte le preghiere mancate, tutte le messe che ha ascoltato male, e che avrebbe potuto benissimo ascoltare come si deve, e ciò lo avrebbe aiutato moltissimo a salvare la sua anima.

Si, fratelli miei, questo cattivo cristiano si ricorderà tutte le istruzioni che non ha ascoltato o che ha disprezzato, e per mezzo delle quali egli avrebbe potuto conoscere per bene i suoi doveri.
Ah! diciamo meglio, fratelli miei, tutti questi ricordi saranno come tanti baratri che lo divoreranno.

Ebbene! fratelli miei, su tutto ciò il buon Dio non avrà nulla da rimproverare ai poveri idolatri.
No, fratelli miei, essi non sapevano che cosa fosse pensare al buon Dio, o amarlo, nè i mezzi che bisognava impiegare per andare in cielo; è proprio questo che ha fatto dire a molti santi che tutto quello che Dio poteva inventare per fare soffrire i cristiani dannati, non sarebbe stato troppo rigoroso per essi, poichè conoscevano molto bene ciò che bisognava fare per andare in cielo e per piacere a Dio.

Vedete, fratelli miei, se non è giusto che soffriamo nell'altra vita più dei pagani.

Ascoltate con quale malizia il cristiano pecca sulla terra, con quale audacia si rivolta contro Dio.
Si, Signore, quello dice, io so che sei il mio Dio, il mio Creatore, che sei Tu che hai sofferto, che sei morto per me, che mi hai amato più di Te stesso (non passi inosservata questa espressione straordinaria e del tutto appropriata del santo “teologo esperienziale”; n.d.a.), che non cessi di chiamarmi a Te mediante la tua Grazia, per mezzo dei rimorsi della mia coscienza, e attraverso la voce dei miei pastori; ebbene! io me ne infischio di Te e di tutte le tue grazie.

Tu mi hai dato dei comandamenti che mi ordini di osservare sotto pena dei più rigorosi castighi: io mi burlo di Te e dei comandamenti, e delle tue minacce.
Tu mi hai dato tutti i lumi necessari, per comprendere tutta la bellezza della nostra santa religione e la felicità che essa procura; ebbene! voglio fare tutto il contrario di ciò che essa mi comanda.
Tu mi minacci che, se resto nel peccato, vi perirò: è proprio per questo che non voglio uscirne.

Io so bene che Tu hai istituito dei sacramenti, per mezzo dei quali possiamo agevolmente liberarci della sua tirannia (la schiavitù del peccato; n.d.a.): ma non soltanto io non voglio approfittarne, ma voglio addirittura disprezzare e insultare coloro che vi faranno ricorso, per indurli a fare come me.

Io so che Tu sei realmente presente nel sacramento adorabile dell'Eucaristia, ciò che dovrebbe suggerirmi di apparire al tuo cospetto con grande rispetto e santo timore, soprattutto essendo così peccatore, come io sono: ma, malgrado ciò, io non voglio venire nelle tue chiese e ai piedi del tuo altare, se non per disprezzarti e prendermi gioco di Te, a causa del mio poco rispetto e modestia.

Si, dirà questa ragazza mondana e perduta, io voglio con i miei ornamenti e con la mia aria seducente, rapirti l'onore che ti si rende: userò tutti i mezzi possibili per rapirti i cuori; mi darò da fare per accendere nei cuori, con le mie maniere infernali,i fuochi impuri che te li renderanno oggetti d'orrore (riferito ai cuori; non si tratta, ovviamente di ragionamenti espliciti, ma sottintesi nel subconscio e dal subconscio, di ieri e di oggi; n.d.a.).
Tu vuoi amarmi? E io farò tutto quello che posso per disprezzarti.
Tu mi dici che sarò felice, se lo voglio, per l'eternità, a patto che ti serva fedelmente; e che, se faccio il contrario, mi getterai negli abissi, dove mi farai soffrire mali senza fine: ma io me ne infischio di una cosa e dell'altra.

Ma, mi direte voi, noi non diciamo affatto queste cose, mentre pecchiamo; pecchiamo, è vero, ma non usiamo questo linguaggio.
Amico mio, lo dicono le tue azioni, ogni volta che pecchi, conoscendo il male che fai.

Ne dubitate forse, fratelli miei?
Ditemi, quando lavorate nel santo giorno della domenica, o mangiate grasso nei giorno proibiti, quando giurate, o quando dite parole sporche, voi sapete bene che oltraggiate il buon Dio, che perdete la vostra anima e il cielo, e che vi state preparando l'inferno.

Sapete bene che restando nel peccato, se non fate ricorso al sacramento della Penitenza, non vi salverete mai.
Andate, vecchi peccatori induriti, andate cloàca d'iniquità,
le nazioni straniere vi attendono per dimostrarvi che, se avete fatto il male, lo sapevate benissimo.

Da ciò che si è detto, fratelli miei, è dunque ben giusto che un cristiano che pecca con tanta conoscenza e malizia, sia punito più rigorosamente nell'altra vita, rispetto a un infedele che ha peccato, per così dire, senza sapere che faceva il male.

Ditemi, fratelli miei, considerate un nulla tutti quei benefici dei quali il buon Dio vi ha favoriti, di preferenza rispetto ai pagani, e che voi avete disprezzato?

Ah! fratelli miei, quanto sono spaventosi i tormenti che il buon Dio prepara ai cattivi cristiani!

Possiamo ascoltare, senza fremere, quello che ci dice sant'Agostino, e cioè che ci sono cristiani che, da soli, nell'inferno, soffriranno più di intere nazioni di pagani, poichè, egli dice, ci sono cristiani che, da soli, hanno ricevuto più grazie, che intere nazioni di idolatri?

No, figli miei, ci dice san Giovanni Crisostomo, i peccati dei cristiani non sono peccati ma sacrilegi, e tra i più orribili, a paragone dei peccati degli idolatri.
No, no, cattivi cristiani, egli dice loro, per voi non è più questione di peccati, ma di sacrilegi tra i più orribili.

Ma, direte voi, è troppo forte!
Fratelli miei, ne volete la prova? Eccola: che cos'è un sacrilegio?
E', voi mi direte, la profanazione di una cosa santa, consacrata a Dio, come sono le nostre chiese che non sono destinate ad altro che alla preghiera; è una profanazione quando noi vi entriamo senza rispetto, senza modestia, chiacchieriamo, ridiamo o dormiamo.

E', mi direte voi, la profanazione di un ciborio, che è destinato a contenere Gesù Cristo sotto le specie del pane, o anche di un calice, che è santificato dal contatto con il Corpo adorabile di Gesù Cristo e del suo prezioso Sangue.

Ebbene! ci dice san Giovanni Crisostomo, i nostri corpi sono tutto ciò, per il santo battesimo (cioè siamo tutti diventati tabernacoli e calici viventi, e non si tratta di una esagerazione, ma di dottrina biblica; n.d.a.).
Lo Spirito Santo ci ha reso suoi templi, con la santa Comunione; i nostri cuori sono simili a un ciborio che contiene Gesù Cristo: i nostri corpi, non sono forse membra di Gesù Cristo? (cita, a senso, espressioni tratte dalle lettere paoline).

La carne di Gesù Cristo, non si mescola forse con la nostra?
Il suo Sangue adorabile, non circola forse nelle nostre vene?

Ah! infelici che siamo, abbiamo mai fatto queste riflessioni, e cioè, che ogni volta che pecchiamo, noi commettiamo una profanazione e un sacrilegio spaventosi?

No, no, fratelli miei, giammai abbiamo soffermato il nostro pensiero su questo, e se prima di peccare ne fossimo stati convinti, ci sarebbe stato impossibile peccare.
Ahimè! Dio mio, quanto poco conosce il cristiano, ciò che fa peccando!

Ma, mi direte voi, se tutti quei peccati che nel mondo sono così comuni, sono delle profanazioni e dei sacrilegi così ingiuriosi verso il buon Dio, quale nome dobbiamo dare a ciò che chiamiamo sacrilegio, e che commettiamo allorchè nascondiamo i nostri peccati o li trasformiamo, per timore o per vergogna, quando ci confessiamo?

Ah! fratelli miei, ci si può soffermare, senza morire di orrore, al pensiero di un tale crimine, che getta la desolazione sia in cielo che sulla terra?

Ah! fratelli miei, un cristiano, può mai spingere fino a un tale eccesso il suo furore, contro il suo Dio e il suo Salvatore?
Un cristiano, fratelli miei, che avesse commesso un solo sacrilegio nella sua vita, potrebbe ancora vivere?

Oh! no, fratelli miei, non ci sono più vocaboli, nè espressioni, per dipingere la grandezza, la tenebrosità e la orribilità di un tale mostro(il vocabolo “orribilità” è inesistente sia nel francese che in italiano, ma abbiamo scelto di mantenerlo, come testimonianza di come, per mezzo di esso, il curato tentasse di esprimere ciò che gli sembrava inesprimibile; n.d.a.).

Un cristiano, io dico, che nel tribunale della penitenza, dove Dio ha spinto la grandezza della sua Misericordia, al di là di quello che gli stessi angeli potrebbero comprendere...ah! ma che dico, un cristiano che tante volte ha sperimentato l'Amore del suo Dio, potrebbe mai rendersi colpevole di una tale atrocità verso un Dio tanto buono?
Un cristiano, dico, alla santa tavola (cioè accostandosi all'altare per la comunione; n.d.a.), avrà mai il cuore, il coraggio, di afferrare il suo Dio dalle mani del sacerdote, per trascinarlo verso il demonio?

Ah! disgrazia spaventosa! Ah! sciagura incomprensibile! un cristiano avrà il barbaro coraggio di ingoiare il suo Dio, il suo Salvatore, e il suo Padre più amabile?!

Ah! no, no, l'inferno, in tutto il suo furore, non ha mai potuto inventare nulla di simile!

O angeli del cielo, venite, venite in aiuto al vostro Dio che è ferito e trangugiato dai suoi propri figli!
Ah! no, no, giammai l'inferno ha potuto spingere il suo furore fino a un tale eccesso!

Ah! Eterno Padre, come puoi Tu sopportare tali orrori contro il tuo divin Figlio, che ci ha tanto amato, e che ha perso così volentieri la sua vita, per ristabilire quella gloria che il peccato ci aveva rapito?

Un cristiano che fosse colpevole di un tale peccato, potrebbe anche solo camminare, senza che gli sembri che la terra, ad ogni istante si apra sotto i suoi piedi per inghiottirlo nell'inferno?

Ah! fratelli miei, se il pensiero di un tal crimine non vi fa fremere di orrore e non vi ghiaccia il sangue nelle vene, ahimè! vuol dire che siete ormai perduti! ah! no, no, niente più cielo per voi, il cielo vi ha rigettati!
No, no, fratelli miei, non vi è affatto castigo abbastanza grande per punire un tale crimine, che stupisce gli stessi demoni!

Venite sciagurati, venite vecchi infami, ci dice san Bernardo, venite, carnefici di Gesù Cristo.
E che, disgraziati, avete commesso un sacrilegio, voi sui quali si è fatto rosseggiare il Sangue adorabile di Gesù Cristo, nel tribunale della Penitenza?!

Sciagurati, egli (san Bernardo) ci dice, avete nascosto i vostri peccati, avete avuto la barbarie di andarvi a sedere alla santa tavola per ricevere il vostro Dio!
Fermatevi! fermatevi! ah! mostro di iniquità, ah! per favore, risparmia il tuo Dio! ah! no, no, mai l'inferno può spingere il suo furore fino a un tale eccesso.

Ah! fratelli miei, se delle nazioni straniere soffrono già dei tormenti così spaventosi nell'inferno, quale sarà dunque la grandezza dei tormenti dei cristiani, cristiani che, tante volte nella loro vita, hanno commesso sacrilegi.

Ah! no, no, fratelli miei, l'inferno non sarà mai così rigoroso, nè l'eternità abbastanza lunga, per punire questi mostri di crudeltà.

Oh! che spettacolo, ci dice il grande Salvien, vedere dei cristiani nell'inferno!
Ahimè! egli ci dice, cosa sono diventate quelle luci brillanti e tutte quelle belle qualità che sembravano rendere i cristiani, quasi simili ad angeli?

O Dio mio, si può mai concepire qualcosa di più spaventoso!? un cristiano nell'inferno! un battezzato trovato tra i demoni! un membro di Gesù Cristo nelle fiamme! divorato dagli spiriti infernali! un figlio di Dio fra i denti di Lucifero!

Venite, nazioni straniere, venite, popoli sfortunati, che non avete mai conosciuto Colui che avete offeso e che vi ha gettato tra le fiamme, venite; è giusto che voi siate i carnefici di questi cristiani rigettati, che avevano tanti mezzi per amare Dio, di piacergli, e di guadagnare il cielo, e che hanno trascorso la loro vita non per altro motivo, che per fare soffrire Gesù Cristo, Lui che ha tanto desiderato salvarli!

Venite, ascoltate Gesù Cristo stesso, che ci dice che nel giudizio, i Niniviti, che erano una nazione infedele (Ninive era l'antica capitale dell'Assiria; n.d.a), si, Egli ci dice, i Niniviti si leveranno contro questo popolo ingrato e lo condanneranno.
Questi Niniviti, alla sola predicazione di Giona, che per loro era uno sconosciuto, fanno penitenza e abbandonano il peccato (cfr. Matteo 12,41); e dei cristiani, ai quali questa parola santa è stata tante volte prodigata, si, questa parola divina che non ha cessato di risuonare alle loro orecchie, ma, ahimè! che non ha spezzato il loro cuore indurito, questi cristiani, non si sono convertiti.

Ahimè! fratelli miei, se tante grazie, tante istruzioni, tanti sacramenti fossero stati dati ai poveri idolatri, quanti santi, quanti penitenti, avrebbero popolato il cielo! mentre tutti questi beni non serviranno ad altro che a indurirvi di più nel crimine.

Ah! quale terribile momento quello in cui Gesù Cristo dovrà decidere i differenti gradi di sofferenza che dovremo sopportare nell'inferno!
Ahimè! fratelli miei, ciò sarà in proporzione delle grazie che avremo ricevute e disprezzate.
Si, tante grazie ricevute e disprezzate, e tanti gradini più profondi nell'inferno.
Si, fratelli miei, una sola grazia sarebbe bastata a un cristiano per salvarlo, se avesse voluto approfittarne, mentre ne ha ricevute e disprezzate migliaia e migliaia!
Ahimè! fratelli miei, se ciascuna grazia disprezzata sarà un inferno per un cristiano, ah! mio Dio, quale infelicità eterna avranno in sorte questi cattivi cristiani!

Ahimè! fratelli miei, bisognerebbe riuscire ad scoltare questi cristiani rigettati, nel mezzo delle mezzo, in cui la Giustizia divina li ha precipitati!

Ah! se almeno, dicono, non fossimo mai stati cristiani, anche se fossimo stati dannati come questi infedeli, almeno avremmo potuto consolarci, perchè non sapevamo ciò che dovevamo fare per salvarci!
Quante grazie in meno avremmo ricevuto, senza averle disprezzate.
Ma, infelici noi, siamo stati cristiani, circondati di luci e inondati di grazie, per guidarci e aiutarci a salvare noi stessi.

Ahimè! dirà ognuno di loro, queste tristi tabelle saranno incessantemente davanti a me per l'eternità! (allude, forse, ai “libri” di cui parla Apocalisse 20,12; n.d.a.).
Io, il cui nome è stato scritto nel libro dei santi, io che sono stato nel Battesimo tutto bagnato del Sangue prezioso di Gesù Cristo, io, che potevo ad ogni istante uscire dal peccato e assicurarmi il cielo, io, a cui tante volte è stata fatta intendere la grandezza della Giustizia di Dio per i peccatori, e soprattutto per i cristiani rigettati.

Ah! se almeno mi avessero tolta la vita prima di nascere, non sarei mai andato in cielo, è vero; ma almeno non soffrirei tanto nell'inferno (cfr. Giobbe 3,11-13!).

Ah! se Dio non fosse stato così buono, e mi avesse punito fin dalla prima volta che ho peccato, sarei all'inferno, è vero, ma sarebbe meno profondo e i miei tormenti sarebbero meno rigorosi.

Ahimè! riconosco bene adesso, che tutta la mia infelicità non è da attribuire che a me stesso.

Si, fratelli miei, ogni persona rigettata e ogni nazione, avrà davanti agli occhi la sua tabella, per tutta l'eternità, senza mai potere nè disfarsene, nè volgersi altrove ( il termine “tableau”, usato dal curato, potrebbe significare, oltre che “tabella” di valutazione, anche “lavagna” o, forse “pagella”; comunque si riferisce al giudizio di Dio sulla vita delle singole persone; n.d.a.).

Ahimè! queste povere nazioni idolatre vedranno, per tutta l'eternità, che la loro ignoranza è stata, in parte, la causa della loro perdita.

Ah! si diranno le une alle altre, ah! se il buon Dio ci avesse dato tante grazie e tante luci, come ai cristiani!
Ah! se avessimo avuto la fortuna di essere istruite come loro! (sia questo che i successivi participi al femminile, si riferiscono a “nazioni”; n.d.a.).
Ah! se avessimo avuto pastori per insegnarci a conoscere e ad amare il buon Dio che ci ha tanto amate e ha tanto sofferto per noi!
Ah! se qualcuno ci avesse detto quanto il peccato rechi oltraggio a Gesù Cristo, e quanto la virtù è di gran pregio agli occhi di Dio, avremmo mai potuto commettere il peccato, avremmo mai potuto disprezzare un Dio così buono?
Non avremmo forse preferito mille volte morire, piuttosto che dispiacergli?
Ma, ahimè! non avevamo la fortuna di conoscerlo; se ci siamo dannate, ahimè! è solo perchè non sapevamo ciò che bisognava fare per salvarsi.

Si, abbiamo avuto la disgrazia di nascere, di vivere e di morire nell'idolatria: Ah! se avessimo avuto la fortuna di avere dei genitori cristiani, che ci avessero fatto conoscere la vera religione, avremmo mai potuto esimerci dall'amare il buon Dio?

Ah! se, come i cristiani, noi fossimo state testimoni di tanti prodigi che Egli ha operato durante la sua vita mortale, e che continua a fare fino alla fine dei secoli, Lui che, morendo, ha lasciato loro tanti mezzi per rialzarsi dalle loro cadute, qualora avessero avuto la disgrazia di peccare; se avessimo posseduto il Sangue adorabile di Gesù Cristo, che scorreva ogni giorno sui loro altari, per chiedere grazie in loro favore!

Ah! questi fortunati cristiani, ai quali per tante volte è stata narrata la Misericordia di Dio, che è infinita!

Oh! Signore, perchè ci hai gettate nell'inferno?
Per favore, ferma la tua Giustizia, mio Dio; se ti abbiamo offeso, è perchè non ti conoscevamo.

Ditemi, fratelli miei, potremmo mai non essere commossi per i tormenti di questi poveri idolatri?
Poveri disgraziati, è vero che soffrite, e che siete separati da Dio, che avrebbe potuto essere tutta la vostra felicità; ma, comunque consolatevi, perchè i vostri tormenti saranno infinitamente meno rigorosi di quelli dei cristiani.

Ma, fratelli miei, che dovranno pensare e diventare questi cristiani, riflettendo su quelle tabelle, sulle quali saranno annotate tutte le grazie che essi hanno ricevuto e disprezzato?

Ahimè! ma che dico, quei cristiani che si vedranno arrossire e ottenebrare per i tanti crimini e sacrilegi: ah! ce n'è abbastanza per servire loro da inferno (cioè, anche tolte le altre pene, basterebbe solo la vergogna e la tristezza che provano; n.d.a.).

Essi vorrebbero poter girare la loro faccia da un'altra parte, per essere divorati di meno dal loro rimpianto; ma Gesù Cristo li costringerà per sempre, di modo che questa sola vista sarebbe sufficiente per servire ad essi di inferno e fargli da carnefice.

Che potranno mai dire per scusarsi e addolcire un po' i loro tormenti?
Ahimè! fratelli miei, assolutamente nulla; al contrario, tutto contribuirà ad accrescere la loro disperazione; essi vedranno che, nè le grazie, nè gli altri mezzi di salvezza sono loro mancati, ma che, al contrario, tutto gli è stato dato in abbondanza; e vedranno che tutti questi beni, che avrebbero fatto salvi tanti poveri selvaggi, non sono serviti ad altro che a dannarli.
Ah! diranno a se stessi, se almeno fossimo rimasti nel nulla. Ah! che disgrazia, per noi, essere stati cristiani!

No, fratelli miei, noi non possiamo pensare a quello che successe a quei poveri Egiziani, senza essere toccati dalla compassione.
Essi perirono tutti, attraversando il mar Rosso: rigurgitarono l'acqua dalla bocca e furono tutti inghiottiti; questo mare che tante volte li aveva condotti sulle sue acque attraverso tante felici navigazioni, questo mare, divenne il mezzo stesso del loro supplizio, e li espose al riso dei loro nemici, ai quali quello (cioè il mare; n.d.a.) apriva un libero passaggio, per salvarli dalle loro mani.

Ma, ahimè! fratelli miei, lo spettacolo che ci offre un cristiano rigettato, è molto più desolante.
Per tutta l'eternità, si vedranno questi cristiani dannati, li si vedrà vomitare (l'espressione originale del curato è “rendere dalla bocca”; n.d.a.) tutte le grazie che hanno ricevuto e disprezzato, durante tutta la loro vita.

Ahimè! fratelli miei, si vedranno uscire da questi cuori sacrileghi, quei torrenti di Sangue divino, che essi hanno ricevuto e orribilmente profanato.

Ma, ci dice ancora san Bernardo, ciò che aggiungerà un nuovo grado di tormenti a questi cristiani dannati, è il fatto che, per tutta l'eternità, avranno davanti agli occhi tutto ciò che Gesù Cristo ha sofferto per salvarli, e rifletteranno pensando che, malgrado ciò, si sono dannati.

Si, egli ci dice, essi avranno davanti agli occhi tutte le lacrime che questo divin Salvatore ha effuso, tutte le penitenze che ha fatto,tutti i suoi passi e tutti i suoi sospiri, e tutto per renderli migliori.

Vedranno Gesù Cristo, così com'era nel presepe quando è nato, e come è stato deposto su un pugno di paglia; così com'era nel giardino degli Ulivi, dove Egli ha pianto tanto sui loro peccati, perfino con lacrime di sangue.
Egli si mostrerà come era nella sua agonia, e quando lo trascinavano per le strade di Gerusalemme.
Crederanno di sentirlo crocifiggere sulla croce, domandando misericordia per loro: e in tal modo Egli mostrerà ad essi quanto la loro salvezza gli sia costata cara, e quanto abbia sofferto per meritargli il cielo, che essi hanno perduto con tanta euforica leggerezza ( nell'originale: “gaietè”) e anche malizia.

Ah! fratelli miei, quanti rimpianti! Ahimè! quanta disperazione per questi cristiani rigettati!
Ah! essi grideranno dal fondo delle fiamme, addio, bel cielo, è per noi che sei stato creato, ma noi non vi entreremo mai!
Addio, bella città (la Gerusalemme celeste: Ebrei 12,22; Apocalisse 21,2; n.d.a.) che dovevi essere la nostra dimora eterna e costituire tutta la nostra felicità!
Ah! se vi abbiamo perso è per colpa nostra e a causa della nostra malizia.

Si, fratelli miei, ecco la triste meditazione di un cristiano, per tutta l'eternità, nell'inferno.

No, fratelli miei, i pagani non avranno da rimproverarsi quasi niente di tutto ciò; non avranno da rimpiangere il cielo, poichè nemmeno lo conoscevano; essi non hanno rifiutato o disprezzato i mezzi che gli venivano presentati per salvarsi, giacchè ignoravano ciò che bisognava fare per arrivare a questa felicità.

Ma i cristiani, che non si è mai cessato di istruire, di spingere e di sollecitare a non perdersi, e ai quali si sono presentati tante volte tutti i mezzi più facili per giungere alla vita felice per la quale erano stati creati!
Si, fratelli miei, un cristiano si chiederà per l'eternità: chi è dunque che mi ha gettato nell'inferno?
E' stato forse Dio?
Ah! no, no.
Non è stato nemmeno Gesù Cristo; al contrario Egli voleva assolutamente salvarmi.
E' stato forse il demonio?
Oh! no, no, potevo benissimo non obbedirgli, come hanno fatto tanti altri.
Sono state forse le mie inclinazioni?
Ah! no, no, non sono le mie inclinazioni; Gesù Cristo mi aveva dato il dominio su di esse, potevo domarle con la Grazia di Dio, che non mi sarebbe mai mancata.
Da dove, dunque, può essere derivata la mia perdizione e la mia infelicità?
Ahimè! tutto questo deriva unicamente da me stesso, non da Dio, nè dal demonio, nè dalle mie inclinazioni (altro volo profetico del santo curato, che lo fa approdare alle concezioni più moderne del “castigo di Dio” !; n.d.a.).

Si, sono io stesso che mi sono attirato tutti questi malanni; si, sono io che ho voluto perdermi e rigettarmi, di mia propria volontà; se avessi voluto, mi sarei salvato.
Ma ho voluto dannarmi! non c'è più nessuna possibilità e nessuna speranza; si, è la mia malizia, la mia empietà e il mio libertinaggio, che mi hanno gettato tra questi torrenti di fuoco, da cui non uscirò mai più.

Si, fratelli miei, se la Parola di Dio merita qualche credibilità, vi scongiuro di pensare seriamente a questa verità che ha convertito tante anime.

E perchè essa non dovrebbe produrre i medesimi effetti su di noi? Perchè non dovrebbe tornare a nostro vantaggio, pittosto che a nostro svantaggio, se volessimo approfittarne?

Si, fratelli miei, o cambiamo vita o saremo dannati: poichè sappiamo molto bene che il nostro modo di vivere non può condurci in cielo.

Ahimè! frateli miei, ci accadrà come al povero Ioab, il quale, per evitare la morte, fuggì nel tempio e abbracciò l'altare, nella speranza che lo si risparmiasse, poichè altre volte egli era stato il favorito di Davide; e tuttavia, fu per suo ordine che fu messo a morte.
Colui che era incaricato di ucciderlo gli gridò: Esci di là.
No, rispose il povero Ioab, se devo morire preferisco morire qui.
Allora il soldato, vedendo che non poteva staccarlo dall'altare, lanciò il suo pugnale, glielo conficcò nel seno, e questo povero Ioab, baciando l'altare, ricevette il colpo mortale, e cadde ai piedi del tabernacolo, che aveva preso per sua difesa e per suo rifugio (1Re 2,29-34).

Ecco precisamente, fratelli miei, che cosa ci succederà un giorno, se non mettiamo a profitto, o piuttosto, se continuiamo a disprezzare le grazie di salvezza che ci vengono prodigate con abbondanza.

Attualmente siamo come Ioab, che era il favorito e l'amico di Davide. Non passava giorno, che egli non sperimentasse qualche nuovo beneficio, da parte del principe.
Egli era preferito a tutti gli altri; ma ebbe la disgrazia di non sapere approfittarne e fu punito senza misericordia, proprio da colui dal quale era stato colmato di tanti benefici.

Si, fratelli miei, accadrà la stessa cosa a noi, che eravamo stati preferiti a tante nazioni infedeli che vivono nelle tenebre, e che non hanno mai avuto la fortuna di conoscere la verità, cioè la vera religione, e che periscono in questo stato triste e disgraziato.

E quindi, fratelli miei, quale castigo non dovremo attenderci, proprio da parte di Colui che ci ha tanto amati e ci ha colmati di tanti benefici, se, come Ioab, abbiamo avuto la disgrazia di intingere le nostre mani nel sangue di Abner, e cioè di Gesù Cristo, ciò che facciamo ogni volta che pecchiamo!
Ma in maniera ben più orribile, poichè siamo tanto disgraziati da profanare i sacramenti.

O mio Dio, ci si può pensare, senza morire di terrore?
O Dio mio, come può essere che un cristiano osi spingere così lontano la sua crudeltà e la sua ingratitudine?

Ah! infelice, ci dice sant'Agostino, tu passi da crimine in crimine, sempre nella speranza di fermarti! Ma non temi di mettere il sigillo alla tua infelicità?
Oh! gli ultimi sacramenti e tutti gli aiuti della Chiesa, servono poco a questi peccatori che sono vissuti disprezzando le grazie che ci procura la nostra santa religione!

Si, arriverà il momento in cui riceverete i vostri ultimi sacramenti, con le migliori disposizioni, agli occhi del mondo; ma, ricevendoli, vi accadrà come a Ioab.
Gesù Cristo, che è il nostro Principe e il nostro Signore, pronuncerà la vostra sentenza di condanna.

Invece di servirvi come viatico per il cielo, la Comunione non sarà per voi altra cosa che una massa di piombo, per farvi precipitare, con maggiore rapidità, verso gli abissi; voi vi aggrapperete, come Ioab, all'altare, sarete, come lui, tutti ricoperti dal Sangue adorabile di Gesù Cristo; ma con tutto ciò, piomberete nell'inferno (il curato vuole sottolineare che i sacramenti non sono “magici”, ma presuppongono un impegno serio e costante, che in questi casi è mancato; n.d.a.).

Ah! fratelli miei, se potessimo una buona volta ben comprendere che cos'è un cristiano dannato, e i tormenti che sopporta, potremmo mai vivere nel peccato, in quello stato che ci espone senza tregua a tutti questi malanni?

No, no, fratelli miei, la nostra vita non è affatto la vita che deve condurre un cristiano che voglia evitare questi supplizi.

E che! fratelli miei, da una parte, un cristiano che è nato nel seno della Chiesa, che è stato allevato alla scuola di Gesù Cristo medesimo, che ha preso un Dio Crocifisso, come suo padre e suo modello; un cristiano, nutrito tante volte del suo Corpo adorabile e abbeverato col suo Sangue prezioso, che dovrebbe trascorrere la vita come un angelo del cielo, in azioni di grazie.

Dall'altra parte, un Dio che è disceso dal cielo per venirgli a insegnare i mezzi per essere felice, amandolo, sopra la terra; (sintesi stupenda e geniale di tutta la storia di salvezza: Dio insegna all'uomo come essere felice! n.d.a.); un cristiano dotato di tante belle qualità e di tante conoscenze sulla grandezza del suo destino; e un Dio, dico, che lo ha amato più di Se stesso; un Dio che sembra aver esaurito il suo Amore e la sua Saggezza e tutte le sue ricchezze per comunicarle a lui, e che, con la Sua morte, gli evita una morte eterna (Dio che si “esaurisce” per l'uomo, che ama “più di Se stesso”, è una delle vette “vertiginose” della mistica del nostro curato! n.d.a.).

Ah! fratelli miei, un cristiano per il quale Dio ha fatto tanti miracoli, per il quale Dio ha tanto sofferto, che si vede bruciare nell'inferno tra i demoni, che lo trascinano in mezzo alle fiamme per tutta l'eternità!
O orrore!... O terribile sciagura!... Oh! spettacolo spaventoso, vedere così un cristiano che è tutto ricoperto del Sangue adorabile di Gesù Cristo!

Tuttavia, ecco un numero infinito di cristani che si beffano dei sacramenti e disprezzano tutto ciò che Gesù Cristo ha fatto per loro; e ben sciagurati siamo noi, se non vogliamo approfittare di tanti mezzi che abbiamo per assicurarci il cielo!

Le nazioni straniere apriranno gli occhi dell'anima alla luce della fede, e verranno a prendere il posto che noi stiamo perdendo.

Ahimè! fratelli miei, abbiamo motivo di credere che il buon Dio, come punizione del disprezzo che nutriamo per tutto quello che Gesù Cristo ha fatto per noi, ci tolga dal cuore la fede, e ci lasci cadere nell'accecamento, e perire!.

O Dio mio, quale disgrazia per dei cristiani che conoscono tanto bene quello che bisogna fare per salvarsi, i quali, già quaggiù, non facendolo, diventano molto infelici, per i rimorsi che della loro coscienza!

Ah! fratelli miei, quale disperazione nell'eternità, per un cristiano a cui non è mancato niente, per evitare tutti questi tormenti che sopporta!
Ah! egli dirà a se stesso, io, a cui è stato detto tante volte che, se lo volevo, potevo amare il buon Dio e salvare la mia anima, e rendermi felice per l'eternità; io, a cui sono state offerte tutte le grazie per uscire dal peccato!

Ah! se almeno non fossi stato cristiano. Ah! se non mi avessero mai parlato del servizio di Dio e della sua religione!

Ma no, non mi è mancato nulla, avevo tutto, ma non ho saputo approfittare di niente.
Tutto doveva volgersi a mio vantaggio, ma, per il disprezzo che ne ho avuto, tutto si è volto a mia disgrazia.

Addio, bel cielo!... Addio, Eternità di delizie!... Addio, felici abitanti del cielo!... Tutto è finito per me!...

Oh! quante lacrime dovrò versare! Oh! quante grida dovrò lanciare tra queste fiamme!... Ma senza speranza!
Ah! triste pensiero che dilanierà un cristiano per l'eternità!...
Ah! non perdiamo neppure un istante, per evitare questa disgrazia.
E' questa la fortuna che vi auguro.